In area garfagnina e alto versiliese, ancora alla metà del Novecento, la rappresentazione del Maggio si concludeva con la Moresca. Regina delle danze armate in Italia, come la definisce Bianca Maria Galanti, è generalmente fatta risalire, nella sua forma di combattimento fra Mori e Cristiani, al IX secolo ed è diffusa in una vasta area europea che va dalla Spagna all’Inghilterra. La si conosce come danza a solo e come danza a gruppi, ma comunemente con Moresca si è soliti designare un’azione collettiva in cui i danzatori si dispongono frontalmente e dove non sempre è presente la contrapposizione religiosa. Secondo Paolo Toschi, in territorio italiano essa non sarebbe attestata prima della metà del XV secolo; fa fede a tal proposito l’essere ricordata, per ben due volte, nel Morgante del Pulci la cui composizione avvenne fra il 1460 e il 1470.
Tra i protagonisti di questa danza armata vi erano figure di buffoni e demoni che, ornati di sonagli e armati di spade o di bastoni (nonché di ancor più espliciti simboli fallici), eseguivano movimenti acrobatici. La disposizione in cerchio, il buffone spesso vestito da donna al centro a comandarne le figure, la presenza del mondo infero, sono tutti elementi condivisi dalle manifestazioni rituali legate alla fertilità della terra. Ed è nella Moresca inglese, la Morris Dance (da cui per alcuni studiosi più opportunamente deriverebbe il termine Moresca), che tutto ciò acquista carattere di maggior evidenza, dato che il tema della lotta fra Mori e cristiani rimane sostanzialmente estraneo alla cultura locale.
Il motivo agonistico, con ogni probabilità legato ad antichi culti agrari e la successiva storicizzazione, connessa con il periodo della dominazione araba dell’Europa meridionale, sono gli elementi che ancora oggi possiamo rintracciare nell’azione coreutica che dalle città e dalle corti si trasferì e sopravvive ormai soltanto nel mondo popolare.
La Moresca ha resistito fino agli anni Ottanta come appendice alla rappresentazione del Maggio in due località della Provincia di Lucca: Vagli Sopra e Vàllico di Sopra, dove veniva utilizzata dagli attori, nell’occasione anche ballerini, per incentivare la questua. Negli spettacoli delle due compagnie garfagnine, i partecipanti si disponevano in cerchio ed eseguivano, con le spade, alcune figure comandate da uno dei maggianti che occupava il centro del cerchio stesso. La melodia veniva eseguita dal violino.
In un opuscolo curato da Gastone Venturelli (1980) è riportato il breve testo che accompagnava la Moresca della Compagnia di Vagli Sopra. Prima di eseguirla, infatti, tre maggianti a turno lanciavano, cantando, inviti al pubblico affinché si mostrasse generoso:
-Primo cantore: “Donne deh non vi rincresca / Un cinquin per la moresca”
-Secondo cantore: “Che nessuno abbia da dire / Date pure dieci lire”
-Terzo cantore: Se qualcun non è contento / Ne può dare fino a cento.
Le figure della moresca vaglina sono:
- Moresca: le spade si incrociano cozzando
- Puntata: ogni danzatore punta la spada, impugnata con entrambe le mani,contro colui o colei che ha a fianco
- A terra: la spada viene battuta di punta,con una certa violenza,contro il terreno
- In alto: è il movimento simmetrico e contrario a quello precedente, con la punta della spada rivolta all’insù
- Strusciata: la spada, leggermente inclinata su un lato, viene letteralmente strusciata sul terreno, avendo cura di farne sentire il rumore
- Parata: la spada batte contro la mano aperta del danzatore che si ha a fianco